[Vesuvio] Lavoratori protestano nel cratere del Vesuvio

Vesuvio Natura Lavoro - 13/05

Tanti turisti si sono affacciati per capire cosa stesse succedendo nel cratere. Lavoratori Natura e Vesuvio, il pacco è fatto. Grazie, si legge sullo striscione. Sono gli ex lavoratori socialmente utili che dal 2008, anno di fallimento della cooperativa “Vesuvio Natura e Lavoro“, aspettano una convocazione da parte della Regione per discutere di una vertenza che riguarda da vicino il turismo e l’economia dell’area vesuviana e della Campania tutta.

Le spese per la manutenzione del territorio, che dovrebbe essere curata dai 30 operatori, vengono “risparmiati” per fronteggiare gli incendi sul Vesuvio (già 5 dall’inizio dell’anno) che potrebbero essere prevenuti proprio dall’azione degli operatori. La cooperativa si occupava, al tempo, proprio del servizio antiroghi, oltre che della manutenzione dei viali (tra i quali i percorsi ciclabili e per disabili), dei bagni e della biglietteria.

Già il 24 aprile alcuni lavoratori dell’ex cooperativa si erano calati nel cratere del Vesuvio, affrontando peraltro condizioni climatiche pessime. Scrive Francesca Pilla su il manifesto (24/04/12):

Dai 98 iniziali oggi ne sono rimasti 55, non più giovani e senza molte opportunità in un periodo di crisi in cui le offerte di lavoro non cadono certo dagli alberi, e dove in regione un giovane su tre è disoccupato. Così dopo un anno dalla fine della mobilità in deroga, senza una fonte di reddito, hanno iniziato a protestare. In queste settimane hanno occupato le strade del comune di Ercolano, solo 5 giorni fa hanno organizzato un corteo lungo il percorso montano che giunge in cima al Vesuvio, bloccando macchine, bus, turisti e visitatori. Anche ieri mattina era prevista un’iniziativa analoga per chiedere un incontro in regione, ma in cinque hanno avuto l’idea di fare qualcosa in più per attirare l’attenzione: si sono calati all’interno del cratere, mentre i colleghi sono rimasti fermi alla biglietteria a quota mille metri, prima del Gran Cono, a dargli manforte. [1]

Il 2 maggio la Commissione lavoro ha convocato un Consiglio regionale con i sindacati, ma la vertenza dell’ex “Vesuvio Natura Lavoro” non è stata risolta.[2]

Ora i lavoratori si sono risistemati sullo spuntone di roccia con una tenda e il loro striscione. Le condizioni sono precarie e resta il pericolo di uno smottamento della roccia vulcanica. I colleghi e i compagni dei lavoratori, che intanto presidiano il cratere, hanno provveduto a fornire loro cibo e bevande.

[1] Francesca Pilla, Il tetto ormai non basta più: a Napoli ora è «Occupy Vesuvio»
[2] Clash City Workers, [Napoli] Nuova protesta sul Vesuvio: gli operai della ex cooperativa Vesuvio, Natura e lavoro si calano nel cratere

[Napoli] 5/4 – Meno Monti più Valli! Sulla contestazione a Mario Monti

Monti a Napoli

Il prof. dott. ec. ecc. Mario Monti compie la sua prima visita a Napoli in qualità di presidente. Scende a Sud per “rilanciare” Pompei, proponendo la messa in sicurezza del sito archeologico (idea geniale, innovativa, ne pensa una più del diavolo ‘sto qui, eh?) e un prefetto per mettere un argine alla criminalità. Tutto molto bello, non fosse che per Monti “criminalità” non vuol dire soltanto “camorra”, ma anche “opposizione sociale”, come dimostra l’ondata repressiva a cui assistiamo dall’inizio dell’anno (qui un nostro vecchio post sull’argomento). La stessa opposizione sociale che ha deciso di dargli il benvenuto nella nostra bella città.

L’arrivo di Mario Monti a Napoli non poteva che trovare tutti i movimenti del napoletano pronti ad accoglierlo come si confà ad un presidente del Consiglio che nessuno ha votato. Il presidio a Piazza Trieste e Trento ha visto in effetti la partecipazione delle maggiori sigle dei movimenti sociali e forse l’adesione sarebbe stata ancora più alta se in contemporanea non ci fosse stato il primo presidio contro i tagli della Circumvesuviana a Porta Nolana – presidio, beninteso, ugualmente importante, specie per chi (come noi) vive proprio nel vesuviano, e da ripetere il prima possibile. Tra le sigle presenti in piazza, massiccia l’adesione dei disoccupati (Precari Bros e compagn* del Sindacato Lavoratori in Lotta), centri sociali e dei collettivi studenteschi. Da registrare anche un notevole spiegamento di forze dell’ordine particolarmente nervose. Continue reading

L’Ungheria NON è la via

Bandiera ungherese
L’Ungheria come nuovo baluardo della resistenza alla crisi globale? Ma anche no!

Organizzazioni di destra, cospirazionisti e cattolici ultraconservatori si stanno prodigando per dipingere il governo di Viktor Orban come l’esempio da seguire per sfuggire alla morsa del Fondo Monetario e della Banca Centrale Europea.

Il Parlamento ungherese ha approvato una nuova Costituzione fortemente identitaria e autoritaria e il partito al potere, Fidesz, di centro-destra, fa sempre più sue le posizioni dello Jobbik neofascista. Ma cosa si nasconde dietro a questa “nuova Ungheria”?

Si nasconde un nazionalismo tradizionalista che ha significativamente eliminato la parola Repubblica dal nome dello Stato, ora semplicemente Ungheria.
Si nasconde una violenta ondata di razzismo, che porta le minoranze ad essere considerate come “altre nazionalità” e ad eliminare i già pochi diritti della comunità Rom, particolarmente perseguitata da opinione pubblica, populisti e aggressori fascisti[1].
Si nasconde una legalizzazione delle organizzazioni paramilitari con un articolo sulla legittimità della violenza “a scopi politici” (ovviamente quelli che fanno comodo al Governo, pensate che un Governo possa tollerare attacchi anarchici?); le organizzazioni paramilitari, per la cronaca, sono il braccio armato dello Jobbik.
Si nasconde un rigurgito di identitarismo cristiano – Dio e il cristianesimo sono gli elementi unificanti della nazione – che ha già reso illegale l’aborto e che sbarra del tutto la strada ai matrimoni gay. Sul Web potete trovare articoli molto ampi e dettagliati sulla situazione dei diritti civili nell’attuale Ungheria: qui vogliamo provare ad analizzare le istanze economiche e sociali del nuovo (?) corso ungherese. Continue reading

31 marzo – Verso la Giornata internazionale di mobilitazione

Movimento M31Sta circolando in questi giorni un appello promosso da diverse sigle di conflitto, tra le quali la Autonome Antifa di Vienna e la FAU tedesca, per una giornata di mobilitazione internazionale. Abbiamo provato a tradurre il comunicato principale  dell’M31, che potete leggere insieme ad altro materiale sul sito ufficiale dell’iniziativa.

Appello delle organizzazioni di sinistra e dei sindacati di base libertari per una giornata internazionale di mobilitazione

Durante un incontro internazionale tenutosi nel Dicembre 2011 a Francoforte sul Main, alcune organizzazioni di sinistra e sindacati di base provenienti da Grecia, Spagna, Polonia, Austria e Germania hanno deciso di lanciare un segnale contro le riforme capitaliste promosse nell’attuale periodo di crisi.

Il 31 marzo sarà una Giornata europea di azione contro il capitalismo, indicata come M31, con manifestazioni in contemporanea nei diversi stati. Possono aderire gruppi provenienti da altre località, visto che la rete è ancora in fase di costruzione. Le proteste saranno dirette contro le imposizioni neoliberiste e antidemocratiche dell’Unione Europea (UE), della Banca Centrale Europea (BCE) e del Fondo Monetario Internazionale (FMI).

Le organizzazioni anticapitaliste coinvolte vogliono lanciare un chiaro segnale contro le nuove misure di austerity, richieste soprattutto dalla Germania, che gravano sulle spalle di lavoratori, disoccupati, studenti e immigrati. Continue reading

[Pomigliano d’Arco] 14-15 dicembre – Arriva MarKionne!

Il 14 dicembre, nell’anniversario di un giorno di lotta che ha di fatto aperto le porte ad un 2011 di fuoco (e che ha inevitabilmente segnato una generazione di movimento, la nostra), Sergio Marchionne arriva a Pomigliano d’Arco per presentare la nuova Fiat Panda.

Conoscerete tutti questo signor Marchionne che ci invidiano persino gli americani e i cinesi, tanto stimato anche dal nuovo presidente del Consiglio Monti. Provetto demolitore di diritti acquisiti dopo 50 e più anni di lotte operaie, il suo nome è legato indissolubilmente alla Fiat, di cui è amministratore delegato e per la quale ha escogitato un piano non esattamente ben visto dagli operai di Mirafiori e Pomigliano. Continue reading