[Ercolano] 11/04 – Ercolano è NoTAV!

ATTENZIONE: l’appuntamento è stato spostato a giovedì 12 aprile.

Volantino Res.In.A. 11/04/2012

Dalla Val Susa all’Aspromonte, le lotte per i beni comuni si ingrossano e si declinano in modo diverso a seconda delle proprie criticità.
Il Coordinamento Res.In.A. l’11 aprile sostiene il movimento NO TAV e si oppone alla violenta aggressione del governo verso l’autodeterminazione di tutti quei compagni che dicono BASTA a un sistema socioeconomico basato sullo sfruttamento e l’accumulazione coatta di capitale.
Affianco di chi lotta per la propria terra!
Solidali con i compagni arrestati in Val di Susa!

MERCOLEDI’ 11 APRILE –  ORE 18 – PIAZZA PUGLIANO E’ NO TAV!

APERITIVO RIBELLE + MUSICA DAL VIVO + SPETTACOLO DI GIOCOLERIA

evento su Feisbucccalendario iniziative per l’11 aprile NoTAV

L’Ungheria NON è la via

Bandiera ungherese
L’Ungheria come nuovo baluardo della resistenza alla crisi globale? Ma anche no!

Organizzazioni di destra, cospirazionisti e cattolici ultraconservatori si stanno prodigando per dipingere il governo di Viktor Orban come l’esempio da seguire per sfuggire alla morsa del Fondo Monetario e della Banca Centrale Europea.

Il Parlamento ungherese ha approvato una nuova Costituzione fortemente identitaria e autoritaria e il partito al potere, Fidesz, di centro-destra, fa sempre più sue le posizioni dello Jobbik neofascista. Ma cosa si nasconde dietro a questa “nuova Ungheria”?

Si nasconde un nazionalismo tradizionalista che ha significativamente eliminato la parola Repubblica dal nome dello Stato, ora semplicemente Ungheria.
Si nasconde una violenta ondata di razzismo, che porta le minoranze ad essere considerate come “altre nazionalità” e ad eliminare i già pochi diritti della comunità Rom, particolarmente perseguitata da opinione pubblica, populisti e aggressori fascisti[1].
Si nasconde una legalizzazione delle organizzazioni paramilitari con un articolo sulla legittimità della violenza “a scopi politici” (ovviamente quelli che fanno comodo al Governo, pensate che un Governo possa tollerare attacchi anarchici?); le organizzazioni paramilitari, per la cronaca, sono il braccio armato dello Jobbik.
Si nasconde un rigurgito di identitarismo cristiano – Dio e il cristianesimo sono gli elementi unificanti della nazione – che ha già reso illegale l’aborto e che sbarra del tutto la strada ai matrimoni gay. Sul Web potete trovare articoli molto ampi e dettagliati sulla situazione dei diritti civili nell’attuale Ungheria: qui vogliamo provare ad analizzare le istanze economiche e sociali del nuovo (?) corso ungherese. Continue reading

[Napoli] Siamo tutti a Piazza Tahrir

Forza EgittoUn anno fa eravamo davanti al consolato tunisino per esprimere la nostra solidarietà al popolo tunisino in lotta. Oggi siamo tornati a guardare al di là del mare, esprimendo la nostra solidarietà al popolo egiziano a un anno dalla grande rivolta che ha deposto Mubarak. Un presidio solare, come la bella giornata che ci ha visto a Piazza Garibaldi per ricordare a passanti e curiosi che in Egitto si continua a combattere per un futuro migliore, per una vita più dignitosa e per un mondo libero dall’autoritarismo di dittatori, eserciti e capitalisti. Il presidio è stato organizzato da realtà antirazziste e dalla comunità egiziana di Napoli.

È passato già un anno dai fatti di Piazza Tahrir. Da allora le cose si sono complicate. Un compagno egiziano ha addirittura detto che la situazione è peggiorata, visto che il nuovo regime continua a massacrare i manifestanti e nello stesso tempo prende in giro la popolazione. Un compagno ha aggiunto che il popolo egiziano chiede giustizia sociale, pace e vera democrazia, e non la consegna del Paese ai Fratelli Musulmani. In effetti, i militari al potere si sono rivelati i perfetti prosecutori del modello Mubarak. Da sempre vicini al governo, si sono saputi riciclare come forza di transizione verso la democrazia. Ma l’illusione non è durata a lungo: il Consiglio Supremo delle Forze Armate (SCAF) ha imposto, come sostituto di Essam Sharaf, Kamal el-Ganzouri, personaggio della cricca di Mubarak e evidentemente in ottimi rapporti col maresciallo Tantawi.[1] Continue reading

31 marzo – Verso la Giornata internazionale di mobilitazione

Movimento M31Sta circolando in questi giorni un appello promosso da diverse sigle di conflitto, tra le quali la Autonome Antifa di Vienna e la FAU tedesca, per una giornata di mobilitazione internazionale. Abbiamo provato a tradurre il comunicato principale  dell’M31, che potete leggere insieme ad altro materiale sul sito ufficiale dell’iniziativa.

Appello delle organizzazioni di sinistra e dei sindacati di base libertari per una giornata internazionale di mobilitazione

Durante un incontro internazionale tenutosi nel Dicembre 2011 a Francoforte sul Main, alcune organizzazioni di sinistra e sindacati di base provenienti da Grecia, Spagna, Polonia, Austria e Germania hanno deciso di lanciare un segnale contro le riforme capitaliste promosse nell’attuale periodo di crisi.

Il 31 marzo sarà una Giornata europea di azione contro il capitalismo, indicata come M31, con manifestazioni in contemporanea nei diversi stati. Possono aderire gruppi provenienti da altre località, visto che la rete è ancora in fase di costruzione. Le proteste saranno dirette contro le imposizioni neoliberiste e antidemocratiche dell’Unione Europea (UE), della Banca Centrale Europea (BCE) e del Fondo Monetario Internazionale (FMI).

Le organizzazioni anticapitaliste coinvolte vogliono lanciare un chiaro segnale contro le nuove misure di austerity, richieste soprattutto dalla Germania, che gravano sulle spalle di lavoratori, disoccupati, studenti e immigrati. Continue reading

[15 ottobre] Per un vocabolario di regime

È ora che prendiate confidenza con  le parole. [Carmelo Bene]

Come studenti e precari vogliamo dare un nostro personale contributo per aiutare la vostra lettura degli organi di disinformazione, specialmente alla luce delle cronache del 15 falsificate e contraffatte dai pennivendoli. Siamo aperti ai contributi di tutti. All’ermeneutica dei padroni rispondiamo con la filologia autorganizzata.

Casta: termine di gran moda tra gli indignati per bene 5stellisti, gli ex-sinistrorsi democratici e altri signorotti di questa risma. La casta, ovvero la classe politica corrotta, sarebbe il grande nemico da abbattere. Al di là dell’imprecisione semantica, poiché casta ha un significato storico-sociale ben preciso, questo termine è solo un tranello. Della Valle non è meglio di D’Alema, Montezemolo non è meglio di Bersani e di sicuro la Marcegaglia non è meglio di Berlusconi. Il nostro nemico non è la casta, sono i padroni. Rossi, neri, azzurri, bordeaux e a puntini. Per una più completa analisi del fenomeno casta, vi consigliamo questo bell’articolo [da Umanità Nova].

Criminale: secondo i maggiori quotidiani nazionali, i criminali sono gli studenti e i precari in piazza che ingaggiano battaglia contro il governo, le banche e le forze dell’ordine. In barba a Brecht, è più criminale sfasciare una banca che fondarne una, e infatti nessun giornale cartaceo o televisivo definisce fuorilegge l’ex amministratore delegato di Unicredit Banca Alessandro Profumo, frode fiscale per 245 milioni di euro, o Mario Draghi, autore con Trichet della lettera al governo Berlusconi nella quale sono chiarite le direttive della manovra lacrime e sangue.

Maroni/ Di Pietro: no, non è una bestemmia. Sono questi due loschi individui osannati rispettivamente da una sinistra senza più bussola e cartine e da una destra che.. fa la destra. Mentre del primo lasciamo che ne parlino gli spalti del San Paolo (vedi sotto), vogliamo soffermarci su Tonino Di Pietro, salutato per mesi e mesi come il salvatore della patria. A noi sporchi anarco-maoisti non ha mai convinto un magistrato di destra prestato al centro-sinistra, e in questi giorni ne abbiamo la conferma. Calata la maschera del pm un po’ conservatore un po’ filo-operaio, il feroce Tonino ha svelato il suo vero volto: l’esasperazione del giustizialismo malattia senile del post-socialismo, un disprezzo reazionario per le piazze quando non immediatamente inneggianti il suo nome, l’esaltazione del ruolo poliziesco della politica. Un uomo di Stato, insomma. C’è ancora qualcuno che spera in Di Pietro? Tonino chiudici il sito!

Dal San Paolo con amore

1200 euro: cifra costante che guadagnano i nostri ragazzi, ovvero i poliziotti. Sbandierata ogni due pagine dai benpensanti e spesso accompagnata da citazioni a random della nota poesia Il PCI ai giovani!! di Pier Paolo Pasolini. C’è da chiedersi perché a nessuno venga mai in mente che il più delle volte il guadagno di un precario non supera gli 800 euro al mese, oppure perché non si dice lo stesso degli operai, ai quali oltre al danno di dover sottostare ai diktat di Marchionne si aggiunge la beffa di non poter nemmeno manifestare contro quella sanguisuga.

Giovani dei centri sociali: è il primo stadio di classificazione dei soggetti della rivoltasecondo i mass media. Siamo ancora sulla contestazione verbale a politici, imprenditori e altri magnaccioni borghesi, con al massimo qualche spintone. Non importa che tu sia un operaio 40enne che non ha mai messo piede in un’Officina che non sia quella dove lavori, se provi ad alzare la voce quando vengono Bonanni o Tremonti in città sarai sempre un giovane dei centri sociali. Il secondo stadio scatta al momento della rivolta vera e propria: è il black bloc (più erroneamente scritto black block), uno spettro che si aggira per l’Italia da qualche anno. Trattasi di termine assolutamente privo di significato giacché il black bloc è(ra) un modo di stare in piazza tipico dell’autonomia tedesca e americana. La massiccia operazione di ricostruzione dei fatti curata dai media, su tutti la Repubblica e il Tg1, ha trasformato questo termine in un sinonimo per criminali incalliti figli di papà frustrati che distruggono tutto ciò che trovano per il puro gusto di danneggiare lavoratori e onesti cittadini. Il terzo stadio, al quale si ricorre solo in casi estremi come il 6 luglio in Val di Susa, è l’anarco-insurrezionalismo. Ha scritto qualcuno che con questa teoria ha davvero a che fare: Giornalisti tediano, telecronisti tengono svegli, ministri degli interni dalla stantia coscienziosità fanno tremare di paura camere riunite mentre poliziotti assortiti fiutano ogni angolo del paese, col risultato di dare corpo a un fantasma che solo nel nome ricorda qualcosa di concreto. È il destino di tutte le idee rivoluzionarie che, opportunamente digerite dai grandi mezzi di diffusione, divengono banalità realistiche funzionali al dominio [A. M. Bonanno]. Non aggiungiamo altro, se non l’interessante constatazione che, stando alle cifre e agli allarmi dei media di regime, il numero degli insurrezionalisti supera quello degli elettori di Rifondazione comunista. Facciamo notare che nessun giornalista prova a chiedersi se dietro questa escalation da sagra della molotov vi sia una semplicissima verità, e cioè che c’è gente di ogni età che non ne può più di una vita di sfruttamento, di diritti negati e di saccheggio delle proprie risorse.