Un commento ripreso dal blog di Vesuvio Antifa sul teatrino istituzionale che ha fatto finta di interessarsi alla questione della Cava Sari, sulla quale i compagni e le compagne del posto lavorano da anni dal basso e attivandosi concretamente sul territorio.
Ieri sera, in data 14 ottobre, si è tenuta un’assemblea pubblica nell’aula consiliare del comune di Boscoreale – avente come oggetto la cava ex Sari – alla quale hanno partecipato in bella parata buona parte dei primi cittadini dei comuni dell’area vesuviana, assessori, rappresentanti emeriti del PD e di altri partiti.
Una assemblea sulla monnezza costituita da monnezza, per giunta non differenziata! Una puzza incredibile! L’oggetto della discussione era l’attuale impianto di captazione del biogas che dalla “presunta” chiusura della discarica è pienamente funzionante. L’impianto è gestito dalla Ecodeco e dalla Sapna: dopo aver speculato sull’apertura, sulla gestione della cava e sul traffico dei rifiuti adesso le due società – note a chiunque abbia avuto un approccio anche light alla questione rifiuti in Campania – ne gestiscono il post mortem ricavandone un lauto guadagno. Alla popolazione – decimata da malattie, puzze o miasmi come dir si voglia, amianto, nanoparticelle, macroparticelle, combustioni e roghi di vario genere e varia natura – non rimane che ascoltare ancora in silenzio le megaBALLE di tecnici e scienziati. Essì, perché invece di discutere circa la bonifica del sito, ieri si discuteva se alzare o abbassare il camino dell’impianto, se captare biogas o metano, se insomma morire col tubo del biogas al collo o nel deretano (scusate l’espressione poco politically correct). Quando ieri, mentre si raccontava alla gente questa favoletta fantastica, qualche singolo o qualche collettivo – uno a caso – ha provato ad alzare un po’ i toni della discussione ed ha posato l’accento sul disastro immane che ci circonda gli amministratori, sentendosi offesi, sono andati in escandescenza. Essì, perché le feste – soprattutto quando si parla di danaro – non vanno mai disturbate. Così subito si è pensato di chiamare i carabinieri, di vietare gli interventi, le ingerenze e le parolacce che, scusate, ma venivano fuori più che naturali. Noi di incontri congiunti tra tecnici, professoroni, biologi e chimici ne abbiamo visti tanti ed abbiamo sentito anche un sacco si storie circa i possibili accordi tra amministratori per la salvaguardia del cittadini e del territorio. E’ dal 2007 che ci raccontano balle: in realtà è paradossale che chi ha avvelenato abbia la volontà di risolvere e per giunta noi non crediamo alle deleghe. Quindi, prima di essere definitivamente allontanati dall’assemblea, abbiamo fornito ai presenti la nostra soluzione: visto che la termocombustione piace a molti, perché non incenerire proprio chi ci amministra?