[Napoli] Sul 12 e sul 14 novembre. Una settimana rossa

Quella appena trascorsa nella nostra città viene già ricordata come la settimana determinante per la messa a fuoco della critica del governo Monti. Un anno dopo la nascita di questo governo, l’unico bilancio che vale la pena registrare è l’aumento della rabbia sociale che, finalmente, comincia ad incanalarsi in lotte concrete e radicali, che devono sì fare fronte ad una repressione serratissima, ma che non di meno sono l’unica reale risposta ai diktat del capitalismo europeo.

Pensiamo sia importante evidenziare la grande determinazione che ha caratterizzato questa settimana a Napoli, dato particolarmente significativo di fronte ad un contesto politico-sociale che diventa sempre più duro e aggressivo nei confronti dei movimenti e dei soggetti sociali che operano sul territorio campano.

12 novembre. Choosy e incazzati

Innanzitutto, parliamo della giornata del 12, una giornata di lotta senza mediazioni o sconti. A Napoli arrivano tre dei maggiori esponenti di quella classe politica che sta promuovendo a livello europeo riforme sociali fortemente invise alle classi disagiate. Sono riforme che vanno ad attaccare direttamente quei (pochi) diritti conquistati non con qualche petizione indirizzata al buon papà Stato, ma con anni e anni di lotte sociali e popolari. A Napoli si sono incontrati il ministro del Lavoro Elsa Fornero, il ministro dell’Istruzione Profumo e il ministro del Lavoro tedesco Ursula von der Leyen, in occasione di un vertice internazionale sull’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Una vetrina come un’altra per propagandare l’apprendistato, misura pensata ad hoc dalla Fornero per legittimare il sovrasfruttamento del lavoro precario e flessibile (potete leggere un’analisi dettagliata della riforma Fornero qui, nell’apposito documento stilato dai Clash City Workers). La Fornero, gioverà ricordarlo, è la stessa che poco tempo fa ha definito “choosy” [schizzinosi] i giovani studenti-lavoratori che non vogliono accettare col sorriso il primo lavoro di merda che passa – lì dove il lavoro salariato è sempre e comunque una merda, per quanto ci riguarda.
Profumo è invece quel campione di gestione delle risorse umane che si è detto vicino alle posizioni dell’ex-ministro Gelmini, della quale ha ripreso l’impostazione progettuale per la sua nuova riforma: Profumo lavora infatti alla costituzione dell’università-azienda e alla pauperizzazione contenutistica della scuola media, con professori costretti a lavorare di più in una scuola che ormai non riesce nemmeno più a produrre critica, ma solo noia. Un immenso parcheggio sociale nel quale si vorrebbero far pascolare gli studenti, per produrre forza-lavoro precaria facilmente sostituibile e tanto più impossibilitata a rivendicare alcunché poiché formatasi su una scuola del consenso utile al mantenimento della pace sociale.
Dal canto suo, la von der Leyen partecipa, come ministro tedesco, alla promozione dei programmi d’austerity in Europa, e difatti ha avuto solo parole d’elogio per la riforma dell’apprendistato ideata dalla Fornero.

Un grande schieramento di forze sociali ha deciso di accogliere degnamente questi tre campioni dello sfruttamento con una grande mobilitazione a Fuorigrotta, nei pressi della Mostra d’Oltremare ove si sarebbe tenuto il summit delle autorità. A Piazza San Vitale si sono dati appuntamento studenti, collettivi politici, realtà sociali e del lavoro (precario e non) unite nell’opposizione al ministro Fornero, il cui volto è diventato anche una maschera presente tra le prime file del corteo. L’impressionante numero di forze dell’ordine mobilitate per questa giornata non ha modificato i piani dei manifestanti, che dopo essersi scontrati una prima volta con la polizia hanno poi dovuto subire ripetuti lanci di lacrimogeni.

Ora, e qui sta la grandezza della giornata, di fronte ad un attacco come quello subito in zona Mostra, sarebbe stato lecito aspettarsi una diserzione generale. E invece il corteo ha resistito, retrocedendo ma tentando in tutti i modi di tenere la piazza e il percorso. Barricate, limoni spremuti, contrattacchi, ricompattamenti… Il 12 è stato tutto questo e molto altro: è stata la ripresa della lotta reale contro la presunta intoccabilità dei pezzi da 90 del capitalismo internazionale.

Non è per “amore del riot” che ci entusiasmano i fatti del 12 novembre, sebbene lo stesso concetto di “riot” meriterebbe una più approfondita discussione (spesse volte questo tipo di azione sottopone a una critica senza mediazioni la proprietà…magari ne parleremo prossimamente). Ciò che ci preme sottolineare è la fine visibile della pacificazione democratica che ha talvolta attanagliato anche i movimenti antagonisti. Diciamocelo, compagn@: non siamo dei renziani che chiedono un posto al sole o 2 euro in più sulla busta “paga”, siamo gli sfruttati e le sfruttate dal sistema Stato-Capitale che ne hanno pieni i coglioni della fame e dei sacrifici imposti! La lotta di classe non è un movimento d’opinione, è un attacco alla pace sociale per il riscatto degli ultimi, e come tale vogliamo continuare a considerarla e praticarla.

Inoltre, le esperienze di lotta passate di questo tipo ci hanno convinto che una giornata di scontri isolata serve a poco. La settimana intera ha invece visto un continuum di iniziative, cortei e contestazioni; mentre scriviamo, compagn@ stanno contestando la presenza di Napolitano in città ed è previsto a breve un presidio in solidarietà al popolo palestinese massacrato da Israele. Il fuoco del 12 è riuscito quindi a propagarsi, magari non con le stesse modalità, ma di sicuro con le stesse intenzioni di rottura totale.

Vorremmo chiudere questo breve resoconto analitico ricordando l’allegra contestazione alla parata militare a Piazza Plebiscito: 5 minuti di generoso antimilitarismo fatto di insulti contro quelli che sono solo assassini in mimetica e tanti cori, per ricordare che l’ingente spesa militare dello Stato italiano è una di quelle che non viene mai ritoccata dai conti e dalle revisioni di bilancio di qualsivoglia governo.

14 novembre. Toma la huelga general!

Il 14 novembre è stato invece il giorno del grande sciopero generale europeo, sciopero che in molti attendevano. Piccola premessa: chi ha la memoria lunga ricorderà che una mobilitazione europea era stata tentata, con risultati peraltro incoraggianti, già il 31 marzo, quando diverse realtà libertarie e componenti del movimento anarco-sindacalista avevano indetto una giornata di mobilitazione unitaria a livello europeo, e ancora questa primavera un composito movimento europeo si era dato appuntamento a Francoforte, per assediare la capitale del finanz-capitalismo.

Il 14 novembre era dunque una data che portava con sé il peso di una dichiarazione d’intenti: i PIIGS sono pronti o no a ribellarsi contro le politiche d’austerità che l’Unione Europea sta promuovendo per mezzo dei suoi governi-fantoccio (Monti, Papademou), sempre più simili a espressioni particolari del governo di un super-Stato europeo? La risposta c’è stata ed è stata trasparente: ancora una volta, inoltre, l’Italia ha dato un chiaro segnale di rifiuto di queste politiche del sacrificio. Le piazze italiane sono state infatti tra le più determinate e conflittuali, tanto che persino la stampa di regime, non avvezza a concedere spazio alle proteste e alle lotte sociali, è stata costretta a parlare di quanto accaduto a Torino e soprattutto a Roma (pur con tutte le schifezze che porta automaticamente con sé un servizio del telegiornale medio).

A Napoli, una vasta mobilitazione di studenti e precari si è ritrovata a Piazza del Gesù, dove si svolgeva il comizio della CGIL. Un gruppo di compagn@ ha contestato il sindacato confederale, denunciandone la complicità e la partecipazione alle politiche antisociali e filopadronali del governo italiano. I/le compagn@ sono stat@ attaccat@ dal servizio d’ordine cigiellino, notoriamente ostile a ogni forma di contestazione da sinistra. Stalinisti erano, stalinisti rimangono.

Dopo la contestazione, un corteo di almeno 6000 persone ha attraversato senza la scorta della polizia l’intera città, bloccando la circolazione su alcune delle arterie principali della metropoli, come via Marina e corso Garibaldi. I manifestanti hanno occupato per mezzora la stazione centrale, in solidarietà col movimento No TAV. Ci sembra utile rimarcare l’importanza che hanno la logistica e il trasporto nel flusso delle merci e dunque del Capitale. Il corteo ha anche sanzionato con petardi e uova un edificio della Regione e una struttura della Fiat, per concludersi dopo 4 ore di blocco generale.

La giornata di lotta del 14 è riuscita? Diciamo di sì: uno sciopero deve essere un’arma di difesa e di attacco contro lo sfruttamento quotidiano e la riproduzione del Capitale, e il blocco generale della mobilità può essere un modo efficace perché ciò avvenga. A proposito dell’occupazione della stazione centrale, per esempio, ci sembra utile rimarcare l’importanza che hanno la logistica e il trasporto nel flusso delle merci e dunque del Capitale. Forse, ciò che maggiormente si è avvertito è stata la mancata mobilitazione di tant@ lavoratori e lavoratrici precari@. Qui si apre tuttavia un discorso a parte, che riguarda l’idea stessa di sciopero nella raltà economica del lavoro precario (qualche spunto interessante per una discussione è venuto, come sovente accade, da una discussione su Giap!, il blog dei Wu Ming). In ogni caso, occorre ora che questa giornata di sciopero non resti isolata, ma diventi punto di partenza per un più diffuso sciopero generalizzato e continuo. Uno sciopero precario e autonomo.

Molto altro è accaduto in questa settimana caldissima: un’occupazione del rettorato della Federico II, una contestazione a Pierluigi Bersani finita con la reazione del servizio d’ordine del PD (si parlava di cigiellismo…), un presidio in solidarietà agli studenti e alle studentesse arrestat@ a Roma… Si rilancia da qui la mobilitazione a Napoli. Ora tocca proseguire su questi percorsi autorganizzandosi e restando col culo in strada. Noi ci saremo con le nostre pratiche, le nostre progettualità, la nostra voglia di cambiare totalmente l’esistente.

Attacchiamo chi ci attacca!
Nessuna delega o mediazione, autorganizzazione!

VesuvianAut

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