6 settembre: repressione fascista a Napoli

Con l’avvicinarsi dell’autunno ricomincia la lotta: sacrosanta, e forse anche un po’ ritardataria, considerando lo stato di agitazione che ha toccato Inghilterra, Grecia, Spagna, tocca tuttora il Cile e, seppur con le debite differenze, i paesi Nordafricani. A rinvigorire le ragioni di questa opposizione, che si preannuncia dura e (speriamo sia così) determinante, c’è soprattutto la manovra finanziaria preparata dal governo che come sempre “affida” la soluzione della crisi non a chi l’ha causata – banchieri e padroni – ma a chi lavora e soffre giorno per giorno, a chi fatica ad arrivare alla fine del mese e a chi già vede prospettarsi una vita di precariato e disoccupazione.

Per questo motivo riprende la lotta, e per questo motivo il 6 Settembre si è configurato come un primo giorno di lotta, con lo sciopero generale della CGIL ma anche dei sindacati di base (USB, Unicobas, OrSA, SlaiCobas, USI, SLL) e degli studenti. Ed è stato il primo giorno, questo, anche per le Forze dell’ordine che, serve fedeli dello sBanca d'Italia 6 settembretesso potere che le sfrutta, ha caricato a Napoli studenti, precari e disoccupati che protestavano nei pressi della Banca d’Italia. La repressione fascista, perché di questo si tratta  non si è limitata però solo a caricare; alcuni agenti della DIGOS, infatti, hanno prima fermato e poi portato al carcere di Poggioreale un compagno di ventidue anni incensurato. La notizia giunta alle redazioni di tv e giornali è vergognosa e manipolata con maestria. Secondo quanto riportano tutti i quotidiani, infatti, undici agenti delle Forze dell’ordine sarebbero stati costretti a recarsi all’ospedale a causa delle esplosioni di alcuni petardi lanciati dai manifestanti. Dal momento che il numero di agenti presenti in quel momento davanti la banca non superava la ventina, sorge spontaneo notare come sia stato difficile caricare in nove contro un corteo di mille persone e più… Evidente la manipolazione di queste notizie da parte della questura di Napoli e la provocazione forte che si cela dietro tale gesto.

Ci chiediamo infine se è più grave il comportamento di un popolo che, al limite delle proprie capacità di sopportazione, attacca una Banca, il simbolo di questa crisi, con uova e qualche botto, o quello di un governo che tassa i poveri e i lavoratori, mantenendo i privilegi di una casta padronale arricchitasi all’inverosimile solo grazie allo sfruttamento.

E’ evidente che lo stato fascista che ci governa  ha voluto sin dall’inizio far capire le sue intenzioni per questa stagione. Ma noi studenti, operai, disoccupati, cassaintegrati, precari e tutte le vittime vere di questa crisi abbiamo le idee chiare rispetto al modo di comportarci del futuro prossimo: la lotta sarà sempre più dura perché questo non è più il momento di stare calmi.

Riprendiamoci i nostri diritti come possiamo, riappropriamoci del nostro presente e conquistiamo il nostro futuro!

Aggiornamento: abbiamo saputo che il compagno Enzo è ora agli arresti domiciliari. Solidarietà a chi lotta.

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