[Ercolano] 21/5 – Proiezione di “ALF: Behind the Mask” al Circolo anarchico vesuviano

ALF_CINEFORUM

Visioni per rompere con l’esistente

CINEFORUM ANTISPECISTA

-prima proiezione: A.L.F. – Behind the Mask

La liberazione animale nella storia, nella teoria e pratica della sigla che fa tremare aguzzini e sfruttatori di tutto il mondo

Giovedì 21 maggio 2015, ore 20:00 – a seguire cena

al Circolo Anarchico Vesuviano – Via Fontana 3, Ercolano (NA)

[Torre del Greco] 14/5 – Tra repressione e disinformazione… liber* tutt*

Riportiamo con rabbia dal blog di Vesuvio Antifa questo comunicato a cui vogliamo aggiungere giusto poche note.
La stampa che si occupa dell’area vesuviana non ha mai brillato per acume e onestà intellettuale (non che il giornalismo in generale lo faccia…)
. Ricordiamo per esempio quanto avemmo modo di scrivere tra una risata e l’altra a proposito del delirante articolo di Perrotta comparso su L’Ora Vesuviana a proposito di presunte infiltrazioni dell’ISIS in territorio stabiese; ma ci vengono anche in mente non poche falsità giornalistiche sui giorni di lotta a Pugliano del Coordinamento Res.In.A.
Nulla di cui stupirsi, in verità, giacché la carta stampata, locale o nazionale che sia, risponde sempre a ben precisi interessi. Forse ciò che maggiormente disgusta è che poi questi stessi giornaletti amano proclamarsi “voci libere”, “informazione contro”, “alternative al solito giornalismo” e cazzate simili, mentre invece basta avere con sé un giornale anarchico o un volantino politico per diventare oggetto delle attenzioni della polizia.
Da parte nostra, semplici bastardi dell’area vesuviana che tra le altre cose gestiscono questo blog, ci teniamo a ribadire massima solidarietà agli indagati e le indagate e a rinnovare l’invito a costruire e riempire dei nostri contenuti spazi di contro-informazione dal basso.

 

Oggi nelle aule del tribunale di Torre Annunziata si è consumato l’ennesimo teatrino repressivo che ha colpito 5 ragazzi dell’area vesuviana, attivisti di movimenti di lotta del territorio, accusati di furto all’interno dell’ex struttura del Sementificio, un tempo occupato a fini sociali e da oramai un anno abbandonato all’incuria  e all’abbandono dall’amministrazione comunale di Torre del Greco.

Un’accusa sproporzionata e ridicola: i ragazzi sono accusati di furto per “un tubo e 12 vasi” raccolti in una strada adiacente la struttura di via Lava Troia (è tra le nostre finalità storicamente il riutilizzo di materiale di risulta e oggetti usati per portare avanti i nostri progetti dal basso) e sottoposti ad un processo per direttissima dopo aver passato una giornata ai domiciliari, trattati alla stregua di pericolosi criminali, e sicuramente in questa accelerata autoritaria un certo peso lo avrà avuto il pedigree dei ragazzi fermati dai carabinieri, da anni attivi nelle lotte sociali del territorio. Continue reading

Carlo Gambuzzi – Un monito di M. Bakunin [1 maggio 1902]

Come avevamo annunciato, proponiamo l’ultimo articolo scritto poco prima di morire del grande internazionalista napoletano Carlo Gambuzzi. Composto poco prima del Primo Maggio (ricordiamo che Gambuzzi morì il 30 aprile), è dedicato alla figura di Michail Bakunin, di cui fu amico e confidente. Lungi da noi il voler fare di Bakunin un innocuo santino da adorare; pensiamo però che anche in questo estremo tributo ci siano parole su cui riflettere e moniti da tenere a mente. Buona lettura, e che il Primo Maggio torni a terrorizzare i profitti.

bakunin

La biografia che da Nettlau è stata fatta parla da sé, e non v’ è molto da aggiungere.

Bakunin sta dinnanzi a noi come un puro e fervente pensatore, con tutto il ricco e prodigioso lavoro della sua vita; egli non ha avuto ciò che la gente pratica cerca di conseguire, non ha mai tentato di raggiungere lo scopo con raggiri, come gli opportunisti. Egli andò sempre dritto per la sua via, ed esortava, direttamente a raggiungere la personale libertà ed il benessere di tutti nella via più diretta.

Ha persuaso centinaia e migliaia di persone, eccitando al più vivo entusiasmo i migliori dei suoi contemporanei e dei suoi posteri; eppure alla fine della sua vita era solo un uomo rassegnato.
Credo che questa rassegnazione e questo dubbio egli 1’aveva conosciuto da parecchi anni, prima che fosse diventato vecchio ed esausto, prima che leggesse quelle scritture di Schopenhauer che allontanano dal mondo. L’ uomo che già nel ’49 aveva detto: «Tutto perirà tranne la nona sinfonia» non era uno che andava ciecamente, che s’ illudeva sulla pigrizia e sulla rassegnazione degli uomini.

Però si deve credere alla realizzazione di ciò per cui si lotta? E’ necessario voler vedere il risultato del proprio operato per operare? Questo monito dei ricordi di Bakunin deve insegnarci, che, o si ha una spinta superiore o non la si ha. Colui nel quale la spinta di creare una piena ed intera coltura umana è più grande del desiderio del benessere personale, della pigrizia e della comodità, costui lascerà decidere questa spinta sopra tutta la sua vita, checchè la ragione e la osservazione degli altri possano dire.

Questo significa Bakunin; cioè la teoria sempre antica e sempre nuova di sacrificare la vita ad un’idea. Continue reading

Carlo Gambuzzi, un internazionalista napoletano [1837-1902]

Il 30 aprile di 113 anni fa moriva Carlo Gambuzzi. Nell’anniversario della sua fine, vogliamo ricordare uno dei primi internazionalisti delle nostre zone, purtroppo assai poco conosciuto. Proponiamo una sua breve biografia, mentre domani pubblicheremo l’ultimo articolo che riuscì a scrivere, dedicato al Primo Maggio e alla figura di Michail Bakunin.
Per il recupero della memoria sovversiva e rivoluzionaria,
VesuvianAut



È necessario di costruire? Chi saprebbe negarlo? Però è anche comodo ed innocuo; si costruisce senza il desiderio di creare… I moderni non vogliono comprendere che bisogna costruire in grande, e che perciò, i grandi architetti , sono anche grandi distruttori.
[C. Gambuzzi, I Maggio. Un monito di M. Bakunin, pubblicato sulla Gazzetta di Napoli, 1902]

Carlo Gambuzzi nacque a Napoli il 26 agosto 1837. Il padre, Pasquale Gambuzzi, era direttore di una fabbrica di tabacchi; sua madre si chiamava invece Maria Carolina Landolfi. Giovanissimo, e nonostante l’educazione gesuita, Carlo si avvicinò agli ambienti antiborbonici, che ebbero un ruolo anche nella spedizione di Sapri di Carlo Pisacane. Laureatosi in Giurisprudenza nel 1858, venne arrestato nel 1860 per aver pubblicato un giornale clandestino, Il Piccolo Corriere.

Inizialmente, dopo l’unificazione dell’Italia, prese parte alle lotte amministrative del Comune di Napoli. Ma presto emersero gli interessi per il nascente movimento socialista, di cui avrebbe poi seguito la corrente antiautoritaria. Punti di riferimento del pensiero di Gambuzzi furono, nella prima fase della sua attività, Mazzini, Pisacane e Garibaldi, ai quali si aggiunsero presto Proudhon e Bakunin, che conobbe nel 1965 e di cui divenne amico intimo e collaboratore (alla sua morte ne sposò la vedova, Antossa Kwiatowska).

Già nel 1864 Gambuzzi partecipò a Napoli al IX congresso delle società operaie affratellate, promotore di un indirizzo a Mazzini. Il sodalizio con Bakunin si rafforzò nel tempo con la partecipazione a molti progetti insurrezionali e internazionalisti dell’epoca: nel 1867 Gambuzzi partecipò al moto garibaldino di Mentana, nel quale i volontari di Garibaldi si scontrarono con le truppe pontificie.

Gambuzzi prese parte, nel 1868, al II Congresso della Lega per la Pace e la Libertà. Aderì poi all’Alleanza Democratica Socialista. Il 31 gennaio del 1869, assieme a Bakunin (allora stanziato a Napoli) e a Giuseppe Fanelli, fondò la sezione italiana dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori, che verrà sciolta due anni dopo dal Ministero dell’Interno. Inoltre, ancora con Fanelli, portò avanti le attività del gruppo internazionalista napoletano, che raggiunse la notevole cifra di 3000 aderenti.

Nel 1872 collaborò a un nuovo periodico internazionalista, La Campana, e proseguì il suo impegno nella costruzione dell’Internazionale antiautoritaria dei lavoratori, pur dopo la grave crisi del 1871 seguita alla repressione della Comune di Parigi. A questo periodo si fanno risalire i suoi contatti con Andrea Costa (all’epoca anarchico, poi nel partito socialista italiano) ed Errico Malatesta.

Nel 1978 prese invece a collaborare con La Plebe, un giornale d’ispirazione socialista, e aderì all’Associazione repubblicana dei diritti dell’uomo. Nella sua lettera d’adesione, descrisse anche una prospettiva rivoluzionaria per cui «tutte le frazioni della democrazia sociale debbano serrarsi in una falange, contro il triplice privilegio economico, politico e religioso, la cui abolizione costituisce l’obbietto dell’ attuale lotta sociale».

Nell’ultima fase della sua vita, diresse la Gazzetta di Napoli, denunciando la connivenza tra camorra e Stato e subendo per questo numerosi processi. Il suo ultimo articolo, quasi il suo testamento politico, era dedicato al Primo Maggio e alla figura di Bakunin.

Carlo Gambuzzi morì nella sua città natale, Napoli, il 30 aprile 1902.

[Castellammare di Stabia] Bandiere nere e terrorismo giornalistico. Su un trafiletto de “L’Ora Vesuviana”

Questo articolo è comparso su L’Ora Vesuviana, “la voce libera sotto il Vesuvio”. A dir poco illuminante. Apprendiamo che il drappo nero, bandiera dei Fratelli Musulmani, è comparso a Castellammare di Stabia. Ora, a parte il fatto che la bandiera dei Fratelli Musulmani è verde, mentre a essere nera è quella dell’ISIS (ma l’autore, Paolo Perrotta, fa un po’ di voluta confusione), è molto interessante apprendere che la bandiera nera è da legare soltanto al fondamentalismo islamico. Movimento anarchico e pirateria non hanno niente a che fare con la bandiera nera? Ma senza pretendere che nel corteo dei lavoratori vi fossero anarchici o novelli pirati, l’idea che si sia utilizzata la prima pezza sotto mano per fare uno striscione non è balenata nella mente cospirazionista del signor Perrotta? L’ISIS è arrivato nientepopodimeno che a Castellammare di Stabia?
Di fronte a tanta pochezza intellettuale, la considerazione è sempre la stessa: i veri terroristi ce li abbiamo in casa, e non hanno bandiere dell’ISIS ma penna e taccuino.
E adesso godetevi questo capolavoro di pressappochismo. Torneremo poi a parlare, con più attenzione, delle vertenze in corso a Castellammare.

C’è poco da ridere, o forse no. Ma che in strada per proteste giustissime, per carità, si inizino a vedere i colori dei “fratelli musulmani”, a me fa ridere poco. Ieri pomeriggio il traffico ha totalmente paralizzato una Castellammare di Stabia, che se da una parte rilancia con il porto turistico e con l’incoming, dall’altro nel silenzio (complice) della politica perde le sue “vecchie glorie”. L’acqua, quella che si vendeva negli stabilimenti: andata. E con essa anche quella sulfurea delle Terme di Stabia, trampolino di lancio e dirittura di arrivo per politici con la “p” minuscola e la schiena storta che non si curavano di quanto costavano quei cda (tutti anche gli ecologisti e i passionari correvano per un posto nel cda delle Terme di Stabia, assieme a quelle di Agnano) e di che fine dovessero fare quei lavoratori. Sì i lavoratori, ieri hanno intasato la Città delle Terme e tra loro è spuntato un manifesto che col Padreterno, con San Catello e coi D’Alessandro (la storica famiglia che da Scansano controllava tutto) non c’entra nulla. E’ comparsa una bandiera nera, simile a quella dell’Isis, sulla quale c’è scritto in giallo ‘Terme di Stabia’. Amen.