[Boscoreale] 10/05 – Rifiuti-Immigrazione-Spazio: Assemblea pubblica

Iniziativa organizzata dalla Rete per gli Spazi Autogestiti. Si riporta anche l’ampio comunicato che analizza la gestione della campagna elettorale nell’area vesuviana. Qui per l’evento su Feisbucc.

Boscotrecase RSA - 10/05/12

QUESTIONE RIFIUTI – La campagna elettorale, dipanatasi sul territorio vesuviano, è stata, stricto sensu, una “monnezza” di campagna basata, non a caso, interamente sulla “questione rifiuti”. I candidati a sindaco del comune di Boscotrecase sono quei loschi figuri che hanno favorito, anzi avallato, la situazione nella quale versa oggi il comprensorio vesuviano: una discarica attiva a monte e degrado generalizzato a valle. Sappiamo che il sindaco uscente (e rientrante) Agnese Borrelli è stata una delle artefici del disastro economico e sociale di Boscotrecase, nonchè una dei firmatari di quel famoso “accordo patacca” che stroncò la rivolta di Terzigno con l’obiettivo lucidisso di tenera aperta, ancora per molti anni, cava Sari. Essì, perchè – a discapito di quanto pare confusamente venire fuori da questa congerie di partituncoli,comitatuncoli e affini , i quail dichiarano con estrema sicurezza che lo sversatoio chiuderà – noi crediamo che il sopracitato accordo sia la chiave di lettura fondamentale per sciogliere il nodo gordiano che attanaglia,dal 2010, la popolazione vesuviana: la discarica Sari non chiuderà o quantomeno chiuderà nominalmente ma non fattivamente. Il ragionamento che ci ha portati, da sempre, a questa considerazione è lapalissiano: 1- i sindaci del comprensorio, a parte qualche aborto di progetto, non hanno un’alternativa valida e si riempiono la bocca di parole, quali bonifica e chiusura, che non appartengono a loro,bensì a noi. 2-le altre “alternative” proposte da Vardè (e affini) sono impraticabili,dato la sacrosanta lotta della popolazione di Quarto che non ha nessuna intenzione di farsi piazzare l’ennesimo cesso/discarica sul proprio territorio.3-sappiamo che ,da piano regionale, le discariche esistenti possono essere ampliate del 15% ed è sicuramente più agevole mettere mano ad un ulteriore ampliamento di cava Sari,anzichè, con questi chiari di luna, organizzare una discarica ex novo.4- sul giornale Roma, il 7 maggio, compare un articolo che preconizza l’ampliamento. Una nuova piazzola, a detta del commisario Vardè, verrà affiancata alla cava per depositarvi altre centomila tonnellate di rifiuti ( a detta del gionalista). Non possiamo assicurare l’attendibilità di questo articolo ma possiamo sicuramente intravederne la logica: mentre la popolazione dorme “sogni tranquilli” aspettando la chiusura imminente appare la notizia strisciante dell’ampliamento,soppiantata, però, dalla rassicurazioni della “rete del comitati”(Franco Matrone ha attivato un vero e proprio contatore della munnezza) e dei “sindaci”.

La posizione nostra è stata e rimarrà sempre la stessa: non è certamente imbrigliandoci in tecnicismi di sorta (biomagnificazioni, termometri e contatori) o intrattenendo corrispondenze con gli artefici di questo disastro che riusciremo a chiudere il tracotante –di munnezza ovviamente- invaso. Cosa abbiamo ancora da chiedere? Non ci bastano le intercettazioni tra Di Gennaro e Bertolaso, che parlavano di “una discarica da truccare”, o le parole di Mancuso “gli abitanti di Terzigno non devono sapere del disastro“ per farci comprendere che dialogando ed aspettando ancora risposte ci schieriamo inevitabilmente dalla parte del carnefice? Sono questi soggetti, ai quali vi appellate, che hanno decretato la morte del nostro territorio; ora gli stessi fingono di prodigarsi ed adoperarsi per fantomatiche bonifiche post mortem o registri tumori che servono solamente a fagocitare il miliardo e mezzo di euro previsto dall’ UE per le bonifiche. L’ Unione Europea, altra struttura politica inutile, che accetta tacitamente un piano rifiuti criminale basato ancora sul binomio discariche-inceneritori e che finge di indignarsi sanzionando (ma sanzionando chi? I cittadini…).

QUESTIONE MIGRANTI – Da più di un anno un centinaio di migranti vivono sul nostro territorio; li vediamo in giro, come fantasmi, alla ricerca di un lavoro (cadendo spesso vittime del caporalato), in attesa di un permesso di soggiorno che forse non arriverà. Vengono da paesi estremamente vessati da guerre e militarizzazioni; si avventurano in mare, quel Mediterraneo che si è trasformato in un lago di sangue, con la speranza di trovare accoglienza in italia. Speranza vana, perchè qui,nella maggior parte dei casi, trovano violenza, isolamento, reclusione, diffidenza, indifferenza. Molti finiscono nei CIE, i lager del nuovo millennio; altri, leggermente più fortunati, in hotel, dai quali hanno almeno la possibilità di uscire (a differenza di CIE, nei quali sono reclusi).

Abbiamo ritenuto indispensabile rompere questo isolamento, durato troppo tempo, ed invitarli, anche sotto loro richiesta, a partecipare ad un’assemblea di piazza, nella quale potranno spiegare con calma, a tutti noi, quali sono le loro condizioni attuali, affinchè nasca una proficua solidarietà-complicità-cooperazione.

QUESTIONE SPAZI – Nella giornata del 28 Aprile a piazza Matteotti,Boscotrecase, abbiamo portato in strada tutto quello che ci piacerebbe fare in uno spazio sociale autogestito.Uno spazio che, per il momento, immaginiamo ma che non abbiamo. Le richieste fatte all’amministrazione comunale di Boscotrecase, sulla possibilità di gestire uno stabile, sono rimaste senza risposta o, quando risposta c’è stata (in campagna elettorale), è stata vaga e tesa solamente ad arginare il confronto. I nostri paesi, da sempre, soffrono di un grosso deficit di socializzazione e di mancanza di servizi: biblioteche inesistenti o chiuse, nessun parco giochi per bambini, nessun asilo nido, nessun centro di aggregazione per giovani ed anziani (a parte un’unica realtà associativa a Boscoreale), nessuno spazio nel quale potersi vedere per discutere. Insomma, vogliono tenerci distanti, reclusi nelle nostre abitazioni per evitare che nascano momenti di confronto e di condivisione.

E’ proprio per contrastare questa logica tesa all’isolamento che riteniamo indispensabile riappropriarci, dal basso, di uno dei tanti spazi lasciati al degrado, per dare una risposta forte alla becera mala politica di questi paesi che ci vede “protagonisti” solo quando è il momento di votare. Riappropriamoci dello spazio che quotidianamente ci tolgono a monte, riempendo un parco naturale di monnezza, liberando e riappropiandoci di uno spazio a valle!

GIOVEDI’ 10 MAGGIO
PIAZZA VARGAS, BOSCOREALE, ore 20:00

RIFIUTI-IMMIGRAZIONE- SPAZIO

ASSEMBLEA PUBBLICA
a seguire proiezione del docu-film di Andrea Segre “MARE CHIUSO

Rete per gli Spazi Autogestiti

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