Il 30 aprile di 113 anni fa moriva Carlo Gambuzzi. Nell’anniversario della sua fine, vogliamo ricordare uno dei primi internazionalisti delle nostre zone, purtroppo assai poco conosciuto. Proponiamo una sua breve biografia, mentre domani pubblicheremo l’ultimo articolo che riuscì a scrivere, dedicato al Primo Maggio e alla figura di Michail Bakunin.
Per il recupero della memoria sovversiva e rivoluzionaria,
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È necessario di costruire? Chi saprebbe negarlo? Però è anche comodo ed innocuo; si costruisce senza il desiderio di creare… I moderni non vogliono comprendere che bisogna costruire in grande, e che perciò, i grandi architetti , sono anche grandi distruttori.
[C. Gambuzzi, I Maggio. Un monito di M. Bakunin, pubblicato sulla Gazzetta di Napoli, 1902]
Carlo Gambuzzi nacque a Napoli il 26 agosto 1837. Il padre, Pasquale Gambuzzi, era direttore di una fabbrica di tabacchi; sua madre si chiamava invece Maria Carolina Landolfi. Giovanissimo, e nonostante l’educazione gesuita, Carlo si avvicinò agli ambienti antiborbonici, che ebbero un ruolo anche nella spedizione di Sapri di Carlo Pisacane. Laureatosi in Giurisprudenza nel 1858, venne arrestato nel 1860 per aver pubblicato un giornale clandestino, Il Piccolo Corriere.
Inizialmente, dopo l’unificazione dell’Italia, prese parte alle lotte amministrative del Comune di Napoli. Ma presto emersero gli interessi per il nascente movimento socialista, di cui avrebbe poi seguito la corrente antiautoritaria. Punti di riferimento del pensiero di Gambuzzi furono, nella prima fase della sua attività, Mazzini, Pisacane e Garibaldi, ai quali si aggiunsero presto Proudhon e Bakunin, che conobbe nel 1965 e di cui divenne amico intimo e collaboratore (alla sua morte ne sposò la vedova, Antossa Kwiatowska).
Già nel 1864 Gambuzzi partecipò a Napoli al IX congresso delle società operaie affratellate, promotore di un indirizzo a Mazzini. Il sodalizio con Bakunin si rafforzò nel tempo con la partecipazione a molti progetti insurrezionali e internazionalisti dell’epoca: nel 1867 Gambuzzi partecipò al moto garibaldino di Mentana, nel quale i volontari di Garibaldi si scontrarono con le truppe pontificie.
Gambuzzi prese parte, nel 1868, al II Congresso della Lega per la Pace e la Libertà. Aderì poi all’Alleanza Democratica Socialista. Il 31 gennaio del 1869, assieme a Bakunin (allora stanziato a Napoli) e a Giuseppe Fanelli, fondò la sezione italiana dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori, che verrà sciolta due anni dopo dal Ministero dell’Interno. Inoltre, ancora con Fanelli, portò avanti le attività del gruppo internazionalista napoletano, che raggiunse la notevole cifra di 3000 aderenti.
Nel 1872 collaborò a un nuovo periodico internazionalista, La Campana, e proseguì il suo impegno nella costruzione dell’Internazionale antiautoritaria dei lavoratori, pur dopo la grave crisi del 1871 seguita alla repressione della Comune di Parigi. A questo periodo si fanno risalire i suoi contatti con Andrea Costa (all’epoca anarchico, poi nel partito socialista italiano) ed Errico Malatesta.
Nel 1978 prese invece a collaborare con La Plebe, un giornale d’ispirazione socialista, e aderì all’Associazione repubblicana dei diritti dell’uomo. Nella sua lettera d’adesione, descrisse anche una prospettiva rivoluzionaria per cui «tutte le frazioni della democrazia sociale debbano serrarsi in una falange, contro il triplice privilegio economico, politico e religioso, la cui abolizione costituisce l’obbietto dell’ attuale lotta sociale».
Nell’ultima fase della sua vita, diresse la Gazzetta di Napoli, denunciando la connivenza tra camorra e Stato e subendo per questo numerosi processi. Il suo ultimo articolo, quasi il suo testamento politico, era dedicato al Primo Maggio e alla figura di Bakunin.
Carlo Gambuzzi morì nella sua città natale, Napoli, il 30 aprile 1902.