[Napoli] Port’Alba, i vigili e i distinguo tra gli sgomberi

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I vigili urbani del Comune di Napoli sono ben noti alle cronache repressive per le vere e proprie battute di caccia con cui braccano ambulanti, immigrati e altri soggetti sociali; non dimentichiamo episodi come il pestaggio di un clochard e dei suoi animaletti di compagnia nel pieno centro di Napoli [1] nel periodo di comando di quel tal Sementa (mai nome fu più appropriato) che interpretava al meglio il sogno di una Napoli ordinata e rispettosa delle regole fissate dal Potere. Ora, l’obiettivo della loro ultima retata è stata la “via dei librai”, Port’Alba, punto nevralgico per chi cerca libri a bassissimo prezzo. Le bancarelle di libri che caratterizzano da anni e anni la strada sono state sgomberate per fare spazio alle auto da parcheggiare, e i librai sono stati sanzionati con multe che si moltiplicano come funghi.

Chi vi scrive si è formato una biblioteca a Port’Alba, un posto nel quale si possono trovare testi anarchici e poesie di autori sconosciuti, collezioni intere di Harmony e libri di analisi di classe. Quindi chiariamo subito che se ‘è uno che si incazza per questa operazione, quello sono io. Tuttavia, dà molto a pensare la reazione di sdegno (magica parola!) di molti cittadini napoletani, che lamentano sanzioni ai librai «quando poi rom e marocchini vendono la loro paccottiglia cinese indisturbati finanziando la camorra»[2]. Al di là del fatto che non si capisce dove abiti questa gente se non riesce nemmeno a vedere che i venditori ambulanti devono sempre stare con gli occhi aperti per evitare di incappare nei giustizieri di Stato, è chiara l’antifona? I libri hanno il diritto di animare il suolo pubblico, i braccialetti e i manufatti no.

portalba_2La Napoli per bene si scandalizza se i vigili urbani sgomberano le strada da “presidi di cultura” come le bancarelle dei librai di Port’Alba, si indigna quando si tocca la storia della propria città. Ma dove sono le petizioni al sindaco per denunciare gli abusi delle divise ai danni dei venditori ambulanti, magari indiani o africani – e dunque “esterni alla storia” di questo posto? Dov’è il sentimento dell’orgoglioso popolo lettore, si presume formatosi umanisticamente, quando a essere violata non è la “Napoli nobilissima”, ma la più prosaica Piazza Garibaldi? Forse che la dignità non è qualcosa di imprescindibile e da tributare a chiunque, bensì qualcosa che si ottiene solo sfoggiando un trattatello o un libro di traduzioni dal latino? Forse la Repubblica di Platone vale più della sussistenza di un rifugiato?

La vicenda di Port’Alba, nella sua tragica ridicolaggine, svela ancora una volta l’ipocrisia di quel ceto sociale per il quale la cultura non è qualcosa che arricchisce la vita (e magari contribuisce a cambiare il mondo), ma qualcosa che dà diritto all’esistenza. Chi non ha cultura, specie quella occidentale, non merita la considerazione del buon popolo colto. Cari negri, siamo pronti a darvi qualche spicciolo quando vogliamo sentirci a posto con la coscienza e a riconoscere la gravità della situazione nei vostri Paesi (ovviamente non diremo che guerre e conflitti interni li foraggiamo noi); tuttavia non azzardatevi a chiedere lo stesso trattamento che riserviamo a chi vende i libri. Con loro possiamo fare finta di avere a cuore le sorti del mondo, con voi al massimo possiamo sentirci di avere a cuore il crollo del nostro bel mondo bianco e pulito, con gli scugnizzi sì, ma pronti a togliersi il cappello di fronte alla Cultura.

Il problema non è capire chi deve essere sgomberato, ma il fatto stesso che si possano sgomberare o multare degli individui perché colpevoli di sopravvivere nella città capitalista. Solo quando si capirà questo, solo quando si capirà che non c’è differenza tra una bancarella di libri di letteratura e un cartone con sopra braccialetti e copri-telefonini, ci si potrà realmente indignare per il trattamento riservato ai librai di Port’Alba, perché sarà la stessa rabbia da provare quando vediamo la violenza poliziesca scagliarsi contro ambulanti e musicisti di strada. Ciò che dovrà seguire all’indignazione, non sta a me stabilirlo: ma contribuire ad aiutare gli ambulanti a fuggire dalle retate (usando la fantasia, come hanno fatto i compagni torinesi [3]), scontrarsi con i giustizieri di Stato, denunciare il ruolo di braccio armato dell’ordine sociale che polizia e vigili svolgono e continuare a costruire spazi e momenti di socialità totalmente Altra potrebbero essere possibili percorsi da seguire.

VesuvianAut

[1] Sulla vicenda: http://napoli.repubblica.it/cronaca/2011/09/30/news/la_denuncia_del_clochard_io_pestato_dai_vigili_urbani-22444605/

[2] Questa è grosso modo la sintesi delle posizioni espresse da molte persone su quello zoo sociale che è Facebook.

[3] Per informazioni sulla campagna “Fazzoletto rosso”, consultare http://www.autistici.org/macerie/?page_id=12215

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